C'è solo un Bruno Conti

Ciò di cui vi voglio parlare non è un argomento particolarmente allegro né per me, né per i tifosi giallorossi e neanche per tutti gli innamorati dei calcio. E quando insieme leggeremo questo mio articolo il tutto sarà già avvenuto: "Una grande festa, l'incontro tra vecchi amici, il ricordo di un periodo fulgido e pieno di soddisfazioni, ma sotto sotto il sottile velo di una generale amarezza".
Ma bando alla commozione, parlare di te caro Bruno, non vuol dire certo provare a descrivere ciò che sarà la tua festa di commiato, gli addii non mi sono mai piaciuti e poi, se me lo consenti, di storie, di immagini stampate a fuoco nella mia mente ne ho altre.
Tanto per cominciare, ma lo sai che la tua avventura in giallorosso, a livello di l° squadra, cammina più o meno pari con la storia dei Commando? Anche tu, allora giovane promessa del calcio capitolino, cercavi di farti un po' di strada, lo stesso stimolo che dall'altra parte in curva stava portando a quei grossi fermenti che avrebbero poi fatto nascere ciò in cui noi crediamo, il CUCS!!
Ma sfogliando a ritroso l'album dei miei ricordi arrivo, non senza provare una scarica di brividi, al campionato 1973-74. Bei tempi, vero. Quell'anno arrivammo terzi, Pierino Prati era ritornato ad essere la "Peste", in parta c'era il grande Alberto Ginulfi, Di Bartolomei, Rocca e Peccenini erano arrivati in prima squadra e c'era un certo Veleno Spadoni (arrivato l'anno prima) che stava facendo parlare di se.
Contemporaneamente fai il tuo ingresso nella Primavera ed hai come compagni di squadra, tra gli altri: D'Aversa, il povero Cavalieri, Sandreani, Vichi e Sellitri.
Ho dei ricordi così nitidi e precisi che quasi mi spavento, perché il Bruno Conti che ho nella mente non è solo quello stravolgente e ubriacante che segnava e faceva segnare, ma un Bruna Conti giovane, coi capelli lunghi che palleggiava all'interno del campo delle Tre Fontane, proprio di fronte alla siepe scaricando con rabbia il suo sinistro.
Ne sono passati di anni, siamo cresciuti, ma quell'immagine non mi ha ma abbandonato e lo sai perché?
Perché in quel momento, divisi solo da una rete, c'erano due ragazzotti pieni di belle speranze, accomunati dall'amore per il calcio e per la squadra del cuore uniti da una grande passione che li avrebbe portati (con risultati leggermente diversi, devo riconoscerlo) ad essere Bruno Conti campione dei mondo ed il sottoscritto, più modestamente, un ragazzo di stadio come tanti.
Non dimentico neanche (e questo credo valga anche per te) il tuo periodo genoano (1975-76 e 1978-79), anche lì caro Bruno ti sei fatto amare, sai che i tifosi della gradinata nord ancora ti ricordano con piacere e questo non ti fa che onore.
Avevi al tuo fianco giocatori importanti, soprattutto nella prima parentesi rossobiù ti troviamo vicino a qualcuno che avrebbe fatto storia tra i goleador giallorossi, quel Roberto Pruzzo di Crocefieschi che tanto ha dato, anche grazie a te.
A parte comunque le due brevi parentesi a Genova, tu hai sempre servito la causa giallarossa e nonostante qualche tentativo, strada facendo, di portarti lontano (anzi, neanche tanto), sei diventato il beniamino di noi tifosi.
La Rometta diventata Magica che travolgeva ogni cosa, che poteva e doveva raccogliere molto di più, questa realtà che dava fastidio all'egemonia nordista, che aveva osato portare la sfida!
Tu hai fatto molto di più, sei riuscito a farli apprezzare anche là dove non c'è mai stata simpatia per i romani, hai messo in fila tutti quei gufi che non ti volevano in Nazionale (ti ricordi vero?) e proprio con la maglia azzurra hai raccolto la grande soddisfazione di alzare al cielo la Coppa dei Mondo.
Abbiamo diviso tante gioie, anche alcuni dolori, ma per noi tifosi ciò che conta è qualcosa che non a tutti è chiaro.
Quel feeling particolare che nasce sulle basi di un rispetto reciproco e su ciò che si dimostra in campo, ed è proprio per questo che più dell'addio ho preferito parlare dell'inizio, dei tuo inizio.
Ed è soprattutto per questo che, più delle scivolate in ginocchio sotto il nostro striscione a raccogliere l'ideale abbraccio della Sud dopo l'ennesimo gol, preferisco ricordare il primo Bruno Conti e la tua semplicità che mai hai abbandonato.
Perché in questa tua semplicità c'è il nostro modo di essere, perché essere cos;i vuoi dire essere uno di noi. Grazie Bruno!

Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs
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